Il mese di luglio comincia con nuovi lavori di scavo da parte degli assedianti, che cambiano fronte d’attacco dopo essersi resi conto che qualcosa nella loro strategia non funziona come pensavano. Scrive il Solaro:

“I nemici spingevano i loro lavori verso le frecce del Bastione di San Maurizio e della mezzaluna del soccorso con una maggior sollecitudine di quanto li avanzavano davanti a quelle del Beato Amedeo e dell’opera a corno. Nulla è più violento dalla nostra parte del fuoco di moschetteria, e nulla di più terribile, da una parte e dall’altra, di quello delle bombe e delle pietre. Ma a giorno fatto la batteria dei nemici non spara più: è per ascoltare meglio il lavoro dei nostri Minatori, oppure per non far seppellire i loro sotto il terreno sabbioso, che potrebbe smottare per un rumore così intenso? E’ piuttosto da credere che essi riconoscano l’inutilità del loro fuoco perché i loro cannoni non sono al livello dei nostri parapetti; motivo per cui cominciano a lavorare nelle loro batterie per rialzarne le piattaforme”.

Nel frattempo però le bombe destinate alla Cittadella finiscono in città e provocano danni e vittime. Una di queste cade in prossimità di Palazzo Madama, così vicino alla garitta che la sentinella, per la paura, si rifugia nel fossato del palazzo: verrà messa agli arresti per avere abbandonato il posto. La disciplina militare, nella Torino sotto assedio, è implacabile.

 

L’immagine in testa al post raffigura la Cittadella, ed è tratta dal sito di Museo Torino.