Gli scavi francesi procedono a fatica, malgrado da qualche giorno stia operando un’ulteriore compagnia di cinquanta minatori, arrivata al campo francese il 6 luglio agli ordini di un ufficiale esperto, il signor di Vallière. Costui ha ordinato di scavare due gallerie parallele alla linea dei bastioni e della mezzaluna di soccorso, sperando di intercettare quelle sabaude, e di far esplodere un fornello di mina ogni 20-25 metri.
Il terreno franoso rende le cose più difficili agli assedianti, che tuttavia riescono quasi a raggiungere una delle gallerie di mina sotto la fleccia dell’opera a corno. Vengono fatte scoppiare le fogate messe a difesa, ma l’esito dell’esplosione non è certo, così che si decide di scavare per liberare la galleria dai detriti, in modo da poter posizionare altre bombe da far scoppiare in caso il nemico voglia avanzare di nuovo.
La presenza del Duca d’Orlèans rende tutti più nervosi. Il comandante francese, nella sua ispezione del fronte di battaglia, non ha mancato di far notare che sarebbe stato meglio conquistare il Monte dei Cappuccini e approfittare della posizione sopraelevata per bombardare e conquistare la città. Una posizione, guarda caso, allineata al maggior esperto di assedi del Re Sole, monsieur Vauban.
Non si sa perché e non si sa come, il Duca d’Orlèans alla fine non ordina modifiche alla strategia di assedio. Forse perché ormai sono stati fatti tanti sforzi per posizionare le truppe e le batterie lì dove sono, forse per non mettersi in contrasto con La Feuillade (che, non dimentichiamo, è imparentato col ministro della guerra). La conferma del mantenimento del peggior fronte d’attacco possibile è la migliore notizia che poteva arrivare ai difensori di Torino in questo momento.
Resi spavaldi dall’approvazione (o meglio, dalla non disapprovazione) del Duca d’Orlèans, gli ufficiali dello stato maggiore francese comandano di posizionare una batteria di mortai per tirare sul Bastione Beato Amedeo e una batteria di cannoni per colpire la faccia sinistra della Mezzaluna di Soccorso. Sono manovre preparatorie per un attacco che, vedremo, dovrà aspettare ben più di quanto in questo momento La Feuillade i suoi uomini possano immaginare.
Il quadro, di Giuseppe Pietro Bagetti, si intitola “Assalto alla Cittadella di Torino”.