L’11 maggio 1706 l’esercito assediante si sposta da Montanaro a Venaria Reale. Il cronista Tarizzo ci fa sapere che la distanza dal centro di Torino si misura con un’ora di marcia. Il Duca de La Feuillade decide di trascorrere la notte a Venaria, altra decisione che gli costerà cara ma di cui, questa volta, non può incolpare altro che la sfortuna… o se stesso, per non aver pensato di consultare un astrologo.

Ho detto astrologo? Sì, ho detto astrologo.

“E cosa c’entra un astrologo con le vicende di un assedio?” mi sembra di sentirmi chiedere. Lo scopriremo tutti domani, 12 maggio, insieme a La Feuillade, all’esercito francese e alla popolazione e ai difensori di Torino.

Oggi approfittiamo della pausa comandata dagli alti comandi francesi per farne la conoscenza.

Al comando delle armate di Francia c’è Sua Maestà Cristianissima, Luigi XIV il Re Sole. Vi siete mai chiesti perché venisse chiamato così? Perché tutta la corte di Versailles (fu lui a farla costruire) e tutta la Francia, ruotava attorno a lui? Anche. L’origine del soprannome risale al 1653 quando Luigi, allora quindicenne, partecipò al Ballet Royale de la Nuit interpretando Apollo, con la pelle e i capelli interamente coperti di polvere d’oro! Luigi XIV, tra le altre cose, era un grande appassionato di danza… cosa che gli fece prendere qualche decisione errata a livello militare, come vedremo tra poco. Luigi XIV ovviamente non partecipava alle battaglie sul campo, ma dettava le strategie da Versailles. Si avvaleva di svariati generali alcuni dei quali furono inviati a combattere la campagna d’Italia.

A capo dell’assedio c’era Luigi Francesco D’aubusson Duca De La Feuillade (che i torinesi avevano soprannominato ‘la Fojada’ o ‘la fruliarda’: non potendo azzopparlo di persona, evidentemente si accontentavano di azzopparne il nome). Le cronache dell’epoca ce lo descrivono come un ometto dal portamento fiero, orgoglioso e cocciuto. La sua rapida carriera militare fu favorita (appena appena!) sposando la figlia di monsieur Chamillart, il ministro della guerra. Piaceva a Re Sole perché era un bravo ballerino. La Feuillade premeva per l’attacco “alla olandese”, ossia concentrando il fuoco di tutti i suoi cannoni in modo rapido e violento.

L’Ingegnere militare in capo Tardif, che si occupava delle opere di scavo e di intercettazione dei cunicoli sotto la Cittadella, aveva pochissima esperienza in materia di assedi. Pare che passò il tempo a litigare con il generale d’Houville, il capo dell’artiglieria.

Dopo alcuni rovesci militari nelle Fiandre, Luigi XIV decide di spostarvi il generale Luigi Giuseppe di Borbone Vendôme, detto il Grand Vendôme (esperto e molto prudente) sollevandolo dal comando della campagna d’Italia. Un peccato, perché Vendôme aveva capito che l’assedio di Torino si sarebbe vinto innanzitutto impedendo al principe Eugenio di portare soccorso con la sua armata di imperiali (gli austriaci), e stava disponendo le sue truppe proprio a questo scopo.

Vendôme andava a prendere il posto del maresciallo Ferdinando Marsin. Costui era l’esempio lampante dell’incapacità di Luigi XIV di scegliere gli uomini giusti. Un gran parlatore, un perfetto cortigiano, un abilissimo ballerino di minuetto (anche lui!), ma uno stratega incapace e un uomo arrogante: un mix micidiale. A Hochstadt, nelle Fiandre, venne sbaragliato dall’esercito anglo-austriaco e dal principe Eugenio: mentre i suoi uomini venivano fatti a pezzi, se la diede a gambe con le dame a seguito dell’armata. Marsin venne nominato consulente della campagna militare italiana: una sciagura, ma Re Sole era fatto così, quando ti prendeva in simpatia non avrebbe mai voluto scontentarti.

Nel mese di luglio, a dare una mano sul fronte d’Italia, fu mandata una delle figure più controverse e inquietanti dell’epoca, il duca Filippo d’Orleans. Imparentato con Re Sole ma anche con il Duca di Savoia (era il fratello della moglie di Vittorio Amedeo II), era un uomo di bella presenza, affabile, autoritario. Un coraggioso soldato e un abile stratega. Non solo, però: educato da un religioso dissoluto, l’abate Dubois, Filippo imparò a dedicarsi all’arte, alle scienze e all’alta politica, ma anche al libertinaggio. Cominciarono a diffondersi voci inquietanti su di lui: che si circondasse di gente rozza e dedita ai più sordidi piaceri, che si mescolasse a teatranti e commedianti, che avesse usato le sue conoscenze nel campo della chimica per avvelenare i figli di Re Sole e avvantaggiarsi nella linea di successione, che praticasse riti satanici nelle cave di Vanves e di Vaugirard per evocare il Diavolo e ottenere favori. Confermate o meno che fossero le voci, sta di fatto che pur essendo un generale obiettivamente più abile degli altri (lo confermano i successi militari della sua carriera) Re Sole lo mandò nella mischia quando non aveva più alternative. Forse anche lui credeva nelle voci inquietanti su Filippo. La sua presenza nella campagna italiana fu contraddistinta dalla rivalità con gli altri generali (e specialmente con Marsin), invidiosi della sua abilità militare e timorosi che lui prendesse meriti a loro spese di fronte a Sua Maestà Cristianissima. Con il risultato che ogni volta che Filippo faceva proposte di strategia, gli altri gli si schieravano contro a prescindere.

Non mancavano comandanti di valore nell’armata francese. Il Duca di Marignano, per esempio, a capo dei reggimenti di cavalleria spagnoli, era un abile militare e un rispettato diplomatico. Era lui, infatti, a trattare con i Savoia. Purtroppo per lui e per fortuna di Torino, non occupava un ruolo abbastanza importante nella linea di comando.

Ecco chi erano coloro nelle cui mani si reggevano le sorti dell’assedio. A posteriori, e al netto dell’indubbio coraggio dei difensori, non c’è da stupirsi più di tanto per come è andata a finire.

L’immagine in testa al post è un’incisione raffigurante la Fojada, Frugliarda… insomma lui, il Duca de La Feuillade: protagonista, un po’ suo malgrado, di questa storia.