Circa una settimana fa, quando le batterie francesi hanno iniziato a tirare in modo più o meno sistematico sulla città, il generale La Feuillade ha cavallerescamente offerto al Duca di Savoia la possibilità di indicargli la posizione dei suoi quartieri, onde risparmiarli dai bombardamenti. Il Duca ha fatto rispondere al condottiero nemico, con altrettanto squisita cortesia, di non darsi disturbo, che i suoi quartieri sono tutta Torino e in particolare la Cittadella.
Oggi, 16 giugno 1706, il Duca ordina alla sua famiglia e a molti membri della corte di partire alla volta di Cherasco e poi di Genova, insieme ai gioielli della corona e alla Santa Sindone. Le notizie di ieri, sul fatto che i francesi hanno attraversato il Po a Chivasso, lo hanno preoccupato. Si rende conto che non avrà più occasione di mettere in salvo i beni più preziosi di Torino se non lo fa adesso. E lo fa.
Non è dato di sapere se la notizia giunge all’orecchio di La Feuillade, oppure se si tratta di sfortunata casualità, ma il bombardamento francese si scatena proprio nella zona del Palazzo Reale. Così ce lo racconta il Solaro della Margarita, nel suo stile elegante e asciutto:
“Le nostre sovrane erano pronte a partire quando sul far del giorno, [i francesi] tirarono sugli appartamenti della Corte numerosi colpi di cannone che portavano palle infuocate, fra quelle che caddero nei giardini, ve ne furono alcune che, essendo passate attraverso la Cupola della Cappella del Santo Sudario, penetrarono nel palazzo”.
Lo stesso episodio viene riportato nella cronaca di Tarizzo:
“Nel punto che Madama la Duchessa con suoi Serenissimi Principini era per entrare in calesso cadde una palla infuocata nella corte del Palazzo Reale poco discosta dalle medeme Reali Altezze, e varie altre caddero nel Giardino Reale, e più lontane, toccando di passaggio la Cuppola della Cappella del Santissimo Sudario, e diverse altre palle infuocate cadute nella città vecchia vi causarono molto danno, oltre il grande spavento fra cittadini.”
E perfino L’Arpa Discordata, un poemetto in piemontese attribuito allo stesso Tarizzo e narrante in chiave spiritosa le cronache dell’assedio, trova modo di raccontare i fatti a modo suo:
I Francesi in quell’istante
hanno mandato, rotonde e sibilanti,
delle tremende palle arroventate
verso il palazzo e la Città
che mostravano il loro rossore
di fare quel disonore
e quella villania
alla Corte che partiva.
Il bombardamento provoca solo tanta paura, ma non ostacola la partenza. Lasciano Torino “Madama Reale, Madama la Duchessa co’ due Serenissimi Principini di Piemonte e Duca d’Aosta, il Serenissimo Principe Emanuel Filiberto e Principessa di Carignano, colli Serenissimi Principi Amedeo e Tomaso, e Serenissime Principesse Maria e Isabella loro figliuoli e figlie, come pur’anche molte Dame“, con una scorta di 400 cavalieri. Si uniscono alla Corte diversi membri della Camera e del Senato, presidenti compresi, con molti documenti preziosi della città.
La partenza della corte spaventa anche molti Torinesi, che ne approfittano per lasciare la Città. Il governatore di Torino fa chiudere le porte della città e poi emette disposizioni che ordinano il rientro immediato a Torino.
Un’altra cattiva notizia giunge in serata. I francesi hanno conquistato Chieri senza che sia stato possibile difendere la città.
Il Duca dà ordine alla sua cavalleria di marciare al campo di Moncalieri e di tenersi pronta, in modo che se i francesi cercheranno di tagliare le linee di comunicazione con la vicina città di Carmagnola ci si potrà ritirare proprio lì, in modo da non farsi serrare dall’assedio insieme a Torino. Queste mutate circostanza portano il Duca di Savoia a prendere una difficile decisione su cui trascorrerà tutta la prossima notte..
L’immagine in cima al post è di Gerry Embleton e raffigura l’assedio di Namur del 1695, per cui uniformi e colori sono tutti diversi, ma dà una buona idea di come doveva apparire Torino sotto le bombe dalle trincee d’assedio.