Abbiamo visto che ieri i cannoni francesi hanno danneggiato la breccia nell’angolo della mezzaluna di soccorso in maniera tale da rendere impossibile le riparazioni. I difensori della Cittadella passano la giornata del 24 a cercare di fortificare quel punto debole “dall’interno”, foderandolo con ripari di legno e pietra, palizzate, muretti.

Viene fatta scoppiare una mina davanti alla controguardia del bastione San Maurizio per interrompere i lavori di scavo di una galleria francese, ottenendo l’effetto desiderato. Nel frattempo viene preparata con accuratezza un’altra mina, più grossa, sotto la famigerata batteria di 16 cannoni che da giorni bersaglia la mezzaluna di Soccorso. Non la si fa scoppiare, però.

Il comandante Von Daun sa che i francesi intendono fare qualcosa il giorno di San Luigi, ma non sa cosa. Questa mina che aspetta solo di essere innescata è lì apposta per scombinare i piani nemici, quali che siano.

Nella notte tra il 23 e il 24 il Duca di Savoia ha fatto un altro tentativo di far arrivare polvere da sparo in città, usando un metodo ingegnoso: una gran quantità di otri di pelle viene riempita per metà di polvere e per l’altra metà di aria (attraverso dei mantici), poi viene messa a galleggiare nel Po dalle parti di Carignano. La corrente porta questi galleggianti verso Torino, a soccorso della piazza, ma i francesi li avvistano all’altezza del ponte di Cavoretto e riescono a intercettarne la maggior parte.

Dalle cronache del Tarizzo veniamo a scoprire che nei dintorni della città in questi giorni le cose stanno andando molto male per la popolazione civile: furti, incendi, saccheggi, devastazioni, chiese profanate degli arredi che vengono venduti come al mercato. Con il tatto di un galantuomo settecentesco si fa cenno anche ai numerosi stupri: “Lascio gli affronti fatti alla pudicizia di tante verginelle innocenti […]. Anzi temerei d’imbrattare troppo la fantasia di chi legge, se dovessi por distintamente in pubblico l’enormità di tanti misfatti, a cui si è lasciata impunemente la briglia”.

L’assedio comincia anche a pesare sulle tasche e negli stomaci dei torinesi. Al mercato una libbra di carne di bue oggi costa 8 soldi. Non sono in grado di fare un paragone con l’euro attuale, ma posso dire che fino a ieri la stessa quantità della stessa carne costava 5 soldi.

Per l’illustrazione di oggi ho scelto un quadro del XIX secolo raffigurante una scena di saccheggio all’epoca della Guerra di Successione Spagnola.