Il 30 maggio 1706, prima di pranzo, si canta il Te Deum nel duomo di Torino. Si tratta di un inno cristiano legato alle cerimonie di ringraziamento solenne, di solito cantato la sera del 31 dicembre per celebrare l’anno appena trascorso, oppure nella Cappella Sistina ad avvenuta elezione del nuovo pontefice, prima che si sciolga il conclave. In questo caso si rende grazie a Dio per la notizia arrivata dall’Arciduca Carlo d’Asburgo che conferma la liberazione della città di Barcellona dall’assedio francese.
Per dare una solennità più concreta ai ringraziamenti, si fa sparare per tre volte tutta l’artiglieria della città: 160 cannonate alla volta. In contemporanea, si fanno schierare i battaglioni della milizia urbana sui bastioni cittadini con l’ordine di far fuoco con i moschetti. Di tanta allegra festa fanno le spese 20 soldati e 10 cavalli francesi, che restano uccisi nel loro accampamento.
A proposito di cannonate, oggi presentiamo il conte Giuseppe Maria Solaro della Margarita, comandante dell’artiglieria sabauda durante l’assedio. Un perfetto esempio di aristocratico leale al Duca, soldato valoroso, comandante apprezzato dai suoi sottoposti. Nel 1691, quando riceve la nomina all’alto grado (allora la si chiamava patente), Vittorio Amedeo II dice di lui:
«La stima che facciamo delle qualità e della persona del conte Giuseppe Maria Solaro della Margarita, ed il zelo col quale speriamo che sia per servirci, ci dà luogo d’impiegare i suoi talenti, conferendogli una carica di locotenente generale dell’artiglieria.»
Il conte è anche un letterato. E’ a lui che dobbiamo uno dei più approfonditi diari di guerra dell’assedio di Torino.
L’immagine in testa al post lo raffigura: il ritratto è presente nell’edizione del 1838 del suo “Journal historique du siège de la ville et de la citadelle de Turin en 1706 avec le rapport officiel des opérations de l’artillerie”.