Gli scavi francesi si avvicinano a dieci passi dalla fleccia della mezzaluna di soccorso e dal bastione San Maurizio: sono così vicini che è possibile infastidirli anche con il lancio di granate a mano.
Il plastico della Cittadella del Museo Pietro Micca ci aiuta a visualizzare le direzioni dell’attacco francese (tracciate in rosso).
L’obiettivo nemico è chiaramente intercettare le gallerie di mina. Il generale a capo delle truppe sabaude, Wirich von Daun, dà ordine di tenersi pronti a far saltare in aria una delle fogate posizionate sotto la controscarpa della fleccia. I minatori torinesi trascorrono la giornata pronti a combattere, ascoltando il suono dei picconi nemici lavorare alacremente nelle tenebre delle gallerie e scavando a loro volta per tentare di intercettare i lavori: tra loro c’è sicuramente Pietro Micca, l’uomo destinato a diventare eroe e simbolo stesso di questa battaglia e di cui parleremo diffusamente più avanti.
In superficie i difensori di Torino non restano con le mani in mano: all’alba dell’8 luglio venti granatieri sabaudi fanno un’incursione nelle trincee davanti alla mezzaluna, provocando gravi danni e mettendo in fuga gli operai.
Nel frattempo il Duca de La Feuillade continua il suo inseguimento a Vittorio Amedeo II per tutto il Piemonte: una strategia, quella del Duca di Savoia, che si sta dimostrando efficace. Non solo le sue azioni di guerriglia infastidiscono il nemico, ma lo costringono a distogliere truppe dalle operazioni d’assedio per un faticoso quanto inutile inseguimento.
Sapendo che Vittorio Amedeo è accampato a Cuneo, La Feuillade marcia verso Mondovì, dove sono ospitati i familiari del Duca. La Madama Reale, la moglie e i figli di Vittorio Amedeo II riescono a fuggire in tempo e rifugiarsi in Liguria; l’anziano Principe di Carignano e la sua famiglia, invece, vengono arrestati e ricevono un salvacondotto verso Racconigi, dove verranno trattenuti per il resto della guerra.
Avendo saputo dell’arrivo del Duca d’ Orleans a Torino (parleremo più dettagliatamente di quest’uomo nel post di domani), La Feuillade si precipita a ossequiarlo e lascia a un suo ufficiale, monsieur d’Aubeterre, l’incarico di continuare l’inseguimento.
Vittorio Amedeo II coglie l’occasione per sferrare un attacco a sorpresa nei pressi di Saluzzo: nello scontro i francesi perdono 700 uomini, i sabaudi appena 70 soldati e 8 ufficiali. Ancora una volta il Duca di Savoia è in prima linea, come riferisce il Solaro: “Sua Altezza Reale che era già avanzato sino in mezzo all’acqua [del Po] considera che se si vuole impedire al nemico di intralciare la sua marcia nella pianura deve batterlo. Si gira dunque all’istante, ed estraendo la sua spada ritorna lui stesso alla testa dei suoi squadroni e si getta sui nemici con tanto ardore, che facendone un gran massacro li respinge fin dentro le mura di Saluzzo”. Dopo questa vittoria, il Duca di Savoia si ritira verso Bibiana, all’imbocco della valle di Luserna: queste sono terre sotto il controllo dei Valdesi, che si riveleranno preziosi e fedeli alleati.
L’immagine in testa al post, tratta dal set di figurine Kieler, raffigura un reggimento di cavalleggeri.