L’ottavo giorno di agosto non porta rilevanti progressi nell’assedio.
I francesi lavorano per perfezionare le posizioni appena conquistate lungo la strada coperta della controscarpa del fossato. Si concentrano in particolar modo sui due lati di fronte alla mezzaluna di Soccorso, così che diventa chiara la loro intenzione di concentrare lì l’attacco, lasciando come seconda opzione il fronte dell’opera a corno che continua a resistere. I lavori degli assedianti consistono sopratutto sul fare scavi e monti di terra. Dagli spalti della Cittadella, è facile intuire dove verranno posizionate le batterie con cui cercare di fare breccia nelle difese.
I francesi fanno anche un altro tentativo per penetrare in alcuni rami della galleria capitale bassa del bastione Beato Amedeo, nella notte tra il 7 e l’8. Il tentativo riesce (pare anche per la negligenza di un caporale piemontese che non riporta i rumori sospetti), ma vengono respinti. Leggiamo l’episodio con le parole del Solaro della Margarita:
“(i nostri soldati) fecero franare il terreno dall’alto, tramite un buco (nel pavimento) della Galleria superiore, otturando così la loro, e chiudendo loro il passaggio, si buttano poi, nello stesso buco, parecchi fuochi d’artificio, per aumentare il fumo e tenerli al di là del trinceramento, ed infine gettando sei bombe nella galleria dalla quale stavano venendo verso di noi, la si è fatta crollare”.
L’8 agosto compare anche nei verbali della Congregazione, dove veniamo a scoprire che le monache cappuccine chiedono alla città un’elemosina, perché versano in gravi condizioni di indigenza.
Per fortuna ci sono anche buone notizie. La prima è che il Principe Eugenio sta continuando la sua marcia verso Torino e che porterà al comandante della difesa Von Daun gli appannaggi dovuti alla sua promozione a Generale d’Artiglieria, conferitagli dall’imperatore Leopoldo per il valore e la capacità dimostrate nel difendere Torino. La seconda bella notizia riguarda il Duca Vittorio Amedeo II, che è ancora vivo e si è accampato con la sua cavalleria a Carmagnola, nella frazione Motta: poco più di 30 km da Torino.
L’immagine è una curiosa figurina di inizio 1900 e illustra una situazione di guerra d’assedio secondo il “metodo” del Maresciallo Vauban, che venne applicato anche a Torino.