Nelle prime ore del 20 maggio un reparto di artiglieri sabaudi ha preso posizione sulla riva della Dora approfittando della coltre di tenebre notturne, poi ha aperto il fuoco sugli accampamenti nemici dall’altra parte del fiume, presso Pianezza e Lucento. I danni sono stati ingenti, ma l’effetto più importante ottenuto da questa schermaglia è stato psicologico: è importante far sentire gli assediati “sulle spine”, con un nemico sempre pronto a colpirli. I francesi, dopo l’iniziale smarrimento, hanno risposto al fuoco con i loro cannoni da Lucento, uccidendo due granatieri sabaudi.
Nella giornata del 20 non è capitato nient’altro di rilevante. Gli assedianti hanno continuato a lavorare sulla trincea di circonvallazione tra il Po e la Dora, che completano il 21 maggio.
A quel punto alcuni reggimenti francesi posizionati lungo il Po verso San Mauro smontano le tende all’alba e costeggiano la Dora verso Pianezza, mentre quelli in precedenza accampati a Pianezza attraversano la Dora.
Questi movimenti minacciano gli squadroni di cavalleria del Duca di Savoia, che dà ordine di farli arretrare fino a due miglia da Torino. Un piccolo contingente di 500 cavalieri, agli ordini del colonnello De Borgo, rimane sempre in vista del nemico, “in armi e in ordine di battaglia”.
Nella notte tra il 21 e il 22 si conta il primo caduto “eccellente”, e non per un colpo d’arma da fuoco o a seguito di un’azione bellica, ma per una sfortunata fatalità. Ecco come il fatto ci viene raccontato dal “giornaliero dell’assedio di Torino”, per voce del suo anonimo cronista:
“La notte passata il Sig. di S.Etienne Pallavicino Colonnello di Dragoni Piemontesi fratello del Sig. Marchese Pallavicino Gran Scudiere di Savoia, andando a riconoscere il nemico al lungo della Dora cadde col cavallo da un’alta sponda in detto fiume, e vi annegò miseramente, qual morte è stata molto compianta universalmente per esser’egli stato un bravo, e isperimentato valoroso guerriere”.
I Dragoni di Piemonte (nell’immagine ritratti durante la battaglia della Staffarda del 1690) sono uno dei corpi d’élite del Duca di Savoia e la famiglia Pallavicino appartiene alla nobiltà sabauda più leale e valorosa. Si tratta di una perdita importante, alla vigilia dell’assedio che sta per cominciare, e il fatto che sia avvenuta in modo così “sciocco” è un monito a non dimenticare che questa sarà una battaglia senza esclusione di colpi dove non bisogna dare nulla per scontato. Nemmeno il terreno su cui si cammina.