Nella giornata del 24 maggio i francesi cercano di prendere posizione in una cascina presso il castello del Valentino ma, come riferisce il Tarizzo nelle sue cronache
“perché ciò seguiva di giorno chiaro, fu osservato subito da’ nostri, e si condussero immediatamente al di là dell’acqua alcuni cannoni dirimpetto al nemico, il quale ne fu così ben salutato che non potè lungamente sostenervisi, ma se ne ritirò in gran fretta lasciandovi alcuni morti e feriti”.
E’ decisivo, in questa fase, il fatto che l’esercito del Duca di Savoia mantenga il controllo della sponda del Po dal lato della collina. E la manterrà ancora a lungo, uno dei tanti errori di valutazione che alla fine costeranno cari a La Feuillade.
Nel frattempo a Torino il Consiglio lavora senza sosta, e in questa giornata emerge l’importanza dell’elemento “sacro” per il benessere dei torinesi. E’ argomento di delibera il nominare, accogliendo il desiderio del Duca e della Madama Reale, San Francesco da Sales e Santa Deodata protettori di Torino perché “intercedano per la conservazione della stessa città e per il conseguimento d’ogni maggior felicità”. Non è tutto: si indicono novene e processione in onore dei Santi Martiri (Ottavio Solutore e Avventore), di San Filippo Neri e del Corpus Domini.
Si autorizza di rifornire di larghi quantitativi di vino gli ospedali militari, e l’elargizione di elemosine ai conventi e agli istituti di carità: “300 sacchi di barbariato all’Ospedale di carità, 50 sacchi all’Ospedale San Giovanni, 6 sacchi di barbariato all’Ospedale del Santissimo Sudario, 150 rubbi di pane a Conventi e Monasteri di ordini mendicanti, 40 sacchi di barbariato da ridursi in pane casalengo da distribuire ai poveri”.
Intanto il conte Gropello, ministro delle Finanze, cerca di raccogliere tutto il contante possibile (“a censo, a prestito, a cambio et in ogni maniera che si puotrà convenire”) giungendo perfino a dare attuazione a un editto dell’8 maggio che chiede ai cittadini torinesi di consegnare l’argento alla zecca. E’ fondamentale, innanzitutto, che i soldati della guarnigione ricevano il loro regolare stipendio.
L’immagine, per la quale mi scuso della scarsa qualità ma che mi sembrava molto rappresentativa, raffigura torinesi che leggono gli editti della Congregazione ed è tra le illustrazioni delle “Cronache dell’assedio di Torino 1706” di Alberto Virgilio.