Il 25 maggio 1706 continuano i movimenti di truppe dei due schieramenti, con conseguenti scaramucce.
Gli alti comandi francesi sembrano non rendersi conto del fatto che la sponda del Po dal lato della collina è sotto il pieno controllo delle truppe sabaude, ripetendo gli stessi errori a distanza di pochi giorni: il lato destro del loro schieramento si è infatti accampato, la sera del 24, vicino al Po nella zona di Cavoretto.
Col favore della notte gli artiglieri del Duca di Savoia posizionano ben 20 cannoni sull’altra sponda del fiume e cominciano a sparare senza sosta fino all’alba del 25. Essendo periodo di Pentecoste, i soldati piemontesi scherzano dicendo che con i loro cannoni “fanno gli auguri” ai loro nemici, costringendoli a smontare il campo e a rimontarlo fuori dalla distanza di tiro. I danni nel campo francese sono ingenti ed entro la fine della giornata si verrà a sapere dai soliti disertori che i francesi hanno perso quasi 300 uomini. Un’inezia, nel conto totale, ma teniamo conto che le ostilità vere e proprie non sono ancora cominciato e ogni piccola scaramuccia vinta significa molto per il morale degli assediati.
Insieme alle buone notizie i disertori ne portano anche di meno buone, come riferisce l’anonimo autore del “giornaliero dell’assedio”: “Apprendemmo nello stesso tempo che trenta pezzi di grossi cannoni, qualche mortaio e molte munizioni erano giunti all’accampamento nemico e che se ne caricava continuamente”.
Questa potenza di fuoco sta per scatenarsi su Torino, che tuttavia non rimane con le mani in mano preparandosi a ciò che verrà senza trascurare alcun dettaglio. Ne è un esempio l’ordine che viene emanato, proprio il 25, dal governatore di Torino per assicurare ai reggimenti di artiglieria sabauda (al cui interno sono inquadrati i minatori) un adeguata quantità di:
“assi, travi, travetti, remme (travicelli che si pongono tra i cavalletti del tetto per sostenere la copertura) e paradossi (parte del cavalletto del tetto che sporge per sostenenre la gronda delle tettoie) et altri simili boscami […] commandiamo a qualunque
particolare di qual si sia sesso e qualità tanto della presente città che suoi borghi, niuno eccettuato, di consegnare fra
due giorni dopo l’esecutione del presente tutti li assi, travi, travetti […] all’ufficio del sig. auditore et intendente generale dell’artiglieria La Riviera”.
L’ordine specifica non solo la pena per i contravventori (25 scudi di multa e la confisca del legname non consegnato) ma anche l’obbligo di tutti i cantonieri di vigilare che nelle isole di loro competenza si provveda alla raccolta e alla consegna.
L’antica stampa raffigura Vittorio Amedeo II in trattativa con un capitano francese.