A fare notizia, il 18 e 19 giugno, sono ancora gli eventi dei due giorni precedenti, ossia la partenza da Torino della corte prima, poi del Duca, ma non mancano gli eventi bellici.
Nella seduta della Congregazione, il sindaco Nomis di Valfenera legge un comunicato scritto dal Duca di Savoia:
“Il distintissimo zelo, e fedeltà che questa nostra Città ha sempre fatto apparire in tutte le occasioni, che se ne sono presentate ci rendono sicuri che ce ne darà hora le ultime prove nella importantissima, ed estrema congiontura del presente assedio, e della nostra absenza. Durante l’uno, e l’altro habbiamo però stimato di dover conferire il comando assoluto colla maggior autorità possibile di questa città […] al signor conte Daun concorrendo in lui tutte quelle qualità che si richiedono per una tale commissione. Siamo dunque certi che voi in sì gravi estremi continuarete a contradistinguervi cogl’effetti, et ad inspirare sempre nell’animo di questo publico qual viene da noi tutti sì ben regolato con nostro pieno gradimento tutti quei stessi sentimenti di zelo, e fedeltà che sin qui ha fatto spiccare, nel mentre che noi travaglieremo indefessamente a porci in stato di venirlo al più presto sollevare, e liberare tutto il stato dalla schiavitù in cui il nemico comune tenta di porlo. E persuasi finalmente che nulla ci lascierete a desiderare da voi per darcene tempo, dovete altresì esser certi del singolarissimo merito che viene, acquistarete appresso di noi, e dell’indelebile memoria, che ve ne conserveremo sempre, mentre accertandovi della nostra ben speciale protezione preghiamo il Signore che vi conservi.”
La Congregazione è scossa da questa lettura, e decide di affidarsi a Dio Onnipotente con pubbliche preghiere. Ancora una volta, sottolineo l’importanza dell’elemento religioso nelle vicende dell’epoca. Il verbale della Congregazione parla chiaro:
“La Congregazione sentita la lettura fattali di detto biglietto, qual manda archiviarsi, ha reso humilissime gratie a Sua Altezza Reale delle sue benignissime espressioni verso questa sua fedelissima et obedientissima metropoli, e li signori suoi Conseglieri, […], mentre anche
non si cesserà dalle publiche preghiere per la conservatione della sua Real persona, e di tutta la Casa Reale, e prosperità delle sue armi, e particolarmente acciò si compiaccia liberare quanto prima questa città dall’assedio”.
Vengono decise cerimonie di pubblica devozione, tra cui una novena nella Cappella Reale con l’esposizione delle reliquie di Santa Deodata. Le novene cominciano a essere così tante da richiedere alla Congregazione di fare ordine per evitare sovrapposizioni. Alla fine si decide di chiedere al reverendo Padre Sebastiano Valfré, della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, di decidere lui dove e quando fare la novena.
La città è sotto assedio ormai da un mese, e la Congregazione ritiene utile fare il punto della situazione viveri. Incarica dunque alcuni consiglieri di informarsi presso le diverse Parrocchie dello stato di effettiva indigenza delle famiglie più bisognose, in modo da intervenire con opere di carità. Tutto questo zelo è solo in parte dettato da spirito umanitario: è evidente che un cittadino con lo stomaco vuoto è più propenso a ribellarsi al proprio signore rispetto a uno che è trattato con cura e rispetto.
Nel frattempo i francesi estendono la loro trincea parallea a destra e a sinistra, posizionandovi nottetempo i suoi mortai e cominciando a tirare sulla Cittadella. I minatori nemici scavano, per avvicinarsi ancora di più alla Cittadella e all’opera a corno, sempre seguendo le regole d’assedio di Vauban, quindi dando alle trincee una direzione che impedisca ai difensori sabaudi di colpirle “d’infilata” (ossia in modo da colpire l’interno della trincea lungo l’asse della trincea stessa, vanificando i ripari). Verso le 11 di notte del 18 giugno, dalla Cittadella si fa una sortita contro per danneggiare i lavori e spaventare il nemico. I nostri perdono 6 uomini tra morti e disertori, e altri 3 rimangono feriti.
Le armate francesi chiudono sempre di più l’assedio attorno alla città. Prendono posizione nella zona del castello del Valentino, a Mocanlieri, a Cavoretto, bloccando le linee di comunicazione. Ora rimane libera solo la via della collina, ma con Chieri sotto il controllo nemico potrebbe non rimanere libera a lungo…
L’immagine in cima al post è un dipinto di Johann Rudolf Huber che raffigura la trattativa di un gruppo di diplomatici al congresso di Baden del 1714. Le sedute della Congregazione di Torino erano sicuramente più affollate!