E’ arrivato il 25 agosto, una data molto temuta dai difensori della Cittadella perché è l’onomastico del Re di Francia e si teme che il generale La Feuillade abbia in mente qualcosa di molto risolutivo.
Come abbiamo visto ieri, però, il generale Von Daun intende battere i nemici sul tempo: alle 8 del mattino viene dato l’ordine di dar fuoco alle mine (ben quattro fornelli) poste sotto la batteria di 14 pezzi che da giorni bersaglia la mezzaluna di Soccorso.
E’ il brillamento più clamoroso di tutto l’assedio che avviene intorno alle 10 del mattino. I quattro fornelli di mina scoppiano contemporaneamente ed è uno spettacolo di quelli che non si dimenticano. Undici cannoni su quattordici volano in aria e poi vengono inghiottiti sotto terra, insieme a materiale bellico, artificieri, fanti.
I soldati francesi nelle trincee più vicine vengono colti dal terrore che altre mine stiano per saltare sotto di loro:
cominciano a correre da tutte le parti, cadono, vengono calpestati… molti escono dai ripari e finiscono sotto il fuoco dei tiratori piemontesi. E’ una strage.
Qualunque piano avesse La Feuillade (secondo alcuni cronisti era a Messa con lo stato maggiore quando avvenne lo scoppio) non potrà certo realizzarsi oggi.
I danni sono ingentissimi, ma non bastano a scoraggiare tutte le iniziative. Dai minatori torinesi arriva la conferma che i loro colleghi francesi stanno scavando non una, ma due gallerie, che si avvicinano al bastione Beato Amedeo e alla mezzaluna di Soccorso. Si ipotizza che i nemici vogliano far saltare delle mine sotto le fortificazioni della Cittadella per farle collassare.
Nel frattempo ci sono scontri anche in aperta campagna. I reggimenti di cavalleria sabauda agli ordini del colonnello Hautois devono respingere quelli nemici usciti in gran numero dalle loro posizioni all’altezza del Parco Vecchio (l’attuale Regio Parco), e alla fine sono costretti a ritirarsi. I francesi prendono nuove posizioni verso Vanchiglia, e gettano due ponti di barche sul Po e sulla Dora per avere le comunicazioni più facili verso la collina. La morsa sulla città è sempre più stretta, ma San Luigi trascorre è su Torino sventola ancora la bandiera dei Savoia.
L’illustrazione è tratta, ancora una volta, da “la vera storia di Pietro Micca”, pubblicata sul Corriere dei Piccoli nel 1969.