Il 1 settembre i francesi continuano a riparare la loro batteria danneggiata dalle mine per rimetterla in buono stato.
La consueta rete di informatori e disertori fa sapere che i segnali notturni fatti da Superga che avevano illuso i torinesi erano inganni del nemico, non purtroppo indicazioni del Duca.
Nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre avviene un episodio strano e per certi aspetti commovente tra i soldati dei due schieramenti. Il marchese Roero di Cortanze, incaricato del turno di guardia, per divertimento chiama con lui i suonatori di oboe del reggimento Guardie, che iniziano a fare musica per tenere compagnia ai soldati.
Dalle vicine trincee francesi un ufficiale fattosi ardito chiede ai torinesi chi è al comando sugli spalti. Gli viene detto che è il marchese di Cortanze. “Ah, lo conosco!” risponde l’ufficiale, e prega il marchese di far suonare una ballata pare molto in voga a quei tempi e chiamata “la follia di Spagna” (per i curiosi, eccola). Gli viene prontamente risposto che qui a Torino non è di moda, e che le si preferisce “la follia di Francia”… I francesi, stranamente, la prendono bene: “D’accordo, suonateci dunque la follia della Francia” risponde l’ufficiale. Il concerto dura due ore, tra battute spiritose, complimenti e applausi.
L’episodio viene riportato dal Tarizzo nel suo poemetto, “l’Arpa Discordata”:
… i nostri oboisti, tutti insieme/ con una dolce sinfonia
Offrivano una ricreazione/ suonando sui bastioni
I Francesi che gli erano vicini/stavano attenti ad ascoltare;
“Ecco che va bene”, di tanto in tanto/dicevano tra loro scherzando,
“Ci fareste un gran piacere/accontentando il nostro desiderio
Di suonare la Follia degli Spagnoli”./E allora i Piemontesi, morendo dal ridere,
“E’ meglio” rispondevano “la conoscenza/alla grande moda della Follia di Francia.
Chi vuoi sentire i più bei motti/ al suono delle bombe e dei moschetti”.
Quella notte non viene sparato nemmeno un colpo di moschetto.
L’illustrazione, postata da Joshua Mason su Pinterest, raffigura i musicisti di un reggimento dell’epoca: uno dei due con l’oboe.