La città dell’assedio prende il via nel 1706, laddove si era interrotta La città delle streghe, portandoci nel vivo della guerra con la Francia, durante l’assedio della città di Torino; marchio di fabbrica indelebile l’aspetto storico, non affatto trascurato, anzi in questo secondo volume è arricchito anche dalla comparsa di Pietro Micca, detto Passepartout, colto nella strenua resistenza che oppose ai francesi.
Se il precedente romanzo si era concluso con un messaggio di speranza e vittoria per i torinesi, messaggio trasmesso dall’eclissi verificatasi, ora l’ottimismo comincia a scarseggiare. Il ritrovamento di un cadavere, brutalmente dilaniato, vicino alla Consolata, il luogo più sacro della città, e il trasferimento della Sacra Sindone, fanno sì che la gente non sia così tanto sicura di avere una protezione divina.
“La superstizione è una nemica pericolosa» continuò il Conte, «e se il popolo dubiterà della protezione di Dio sarà più sensibile alle lusinghe del nemico.”
Proprio per tale stato dei fatti, il conte Gropello convoca l’uomo più scettico e miscredente che conosca, affinché possa dimostrare l’origine terrena dell’omicidio e far sì che la gente riacquisisca fede nella vittoria: chi se non il razionalissimo Gustìn? Ancora una volta il nostro protagonista si troverà invischiato in una vicenda che appare quanto mai lontana dall’umano, amplificata anche da ulteriori morti e inspiegabili scomparse, una serie di eventi che non può che confermare la credenza e il timore per l’uomo del Crocicchio che aleggiano nella popolazione. Le vicende saranno particolarmente complesse e difficili da districare, in un climax crescente di tensione e fiato sospeso!
La figura di Gustìn viene ulteriormente ampliata, vengono approfonditi aspetti del suo passato, soprattutto mostra un aspetto più umano, sentimenti positivi e certezze che vacillano.
“Nel dormiveglia si chiese se la sua vita avesse compiuto una svolta, imboccando una strada di prodigi, buoni o cattivi, al di là della sua immaginazione. E nel dormiveglia ebbe l’impressione che qualcosa, la coscienza, l’istinto, o una parte di lui ancora più segreta, gli rispondesse di sì.”
Il nostro protagonista intrattiene una relazione con un personaggio già conosciuto, la sfrontata, emancipata ed esibizionista Costanza, compagna di viaggio di Laura. Le due donne risultano completamente agli antipodi, dal confronto risaltano le rispettive caratteristiche. Laura, al contrario dell’altra, è pudica, attenta ai costumi e all’etica, leale e legata alla famiglia, nonché dotata di una forte fede, ma dietro l’aria di fanciulla indifesa si cela una protagonista tenace e ferma nei suoi principi.
Laura è venuta a contatto con gli accadimenti e le figure prodigiose che popolano il capoluogo piemontese, pur non avendone piena memoria ne conserva comunque un ricordo, da cui discenderanno ulteriori e sorprendenti scoperte.
“Perché è successo proprio a me? Subito dopo quel pensiero un altro sopraggiunse, più oscuro e inaspettato. Perché sono venuta a Torino per imparare.”
Riincontriamo la maggior parte dei personaggi già conosciuti precedentemente: l’affettuoso Fioreste, l’affascinante Alberto impegnato nel corteggiare la sfuggente Laura, la saggia Rosina, l’abile Felice e tanti altri. Presente anche in questo secondo volume è il losco Luigi Rossotto, coinvolto in strani riti inerenti l’adorazione del temibile Drago.
“I sacrifici erano graditi al Drago, ma dovevano avvenire con la sofferenza delle vittime. Una sofferenza prolungata perché era attraverso di essa che il Drago otteneva il vigore necessario per risvegliarsi.”
Ma oltre a vecchie conoscenze, avremo modo di farne anche di nuove, personaggio totalmente nuovo, e in grado di attirare totalmente l’attenzione su di sé, è una dama vestita di scuro dall’identità misteriosa e dalla presenza sconvolgente: Maria Corona. Tutti i personaggi hanno un proprio carisma ben delineato e che li contraddistingue, non rientrano mai in banali e semplici ruoli schematici riconducibili a immobilismo.
Per buona parte dell’opera l’andamento è il medesimo del precedente volume, la narrazione segue, tra i vari episodi, separatamente i due protagonisti, ma è in questo libro che avviene ciò che tutti stavamo aspettando: Laura e Gustìn si incontrano casualmente per la prima volta e, data l’evidente diversità tra i due, questo loro incontro non può non destare, circa i risvolti, tanta curiosità in tutti noi. Un azzeccato escamotage il rimando di tale episodio, che provoca una profonda trepidazione nel lettore.
“Gustìn fu attraversato dal pensiero, netto e sorprendente, che quella ragazza fosse un giunco dalle radici d’acciaio.”
In La città dell’assedio nuovi misteri e credenze emergono, instillando nuovamente un potente fascino immaginifico ed evocativo; elementi di fantasia e del thriller si mescolano su uno sfondo storico regalandoci nuove e incredibili emozioni e avventure, il tutto avvolto in un’atmosfera inquietante e carica di turbamenti.
Rinveniamo ancora lo stile tipico di Buggio, elegante e descrittivo in modo attento, ma allo stesso tempo rapido nello scorrere. Sempre accurato nei personaggi, nella ricostruzione storica così come nello sfondo e circostanze, rivela meticolosità e inventiva, oltre a una particolare attitudine nel creare intrecci di impatto e nel condurre la narrazione in modo assolutamente poco scontato.
La città dell’assedio è inconfutabilmente ancora una volta una degna celebrazione letteraria della città di Torino, della sua storia, dei suoi simboli e della sue tradizioni. Una narrazione appassionante che non lesina particolari, nella consapevolezza della ricchezza che sono in grado di donare sfumature e contrasti. Una lettura appagante e soddisfacente, in grado di estasiare anche i lettori più difficili e dai gusti più ricercati. Un libro che travolge così rapidamente e così piacevolmente da arrivare all’ultima pagina senza neanche rendersene conto.
Qui è possibile leggere la recensione sul blog
La Città dell’assedio di Luca Buggio
mentre qui lo stesso blog aveva recensito il romanzo precedente.