Andiamo avanti nella storia della Torino del 1700 con La città dell’assedio. Ci sarebbe da scriverne di ogni sulla Cittadella e su uno degli eroi che prende parte alla storia ma voglio che siate voi a scoprirla leggendo questi romanzi.
Nel capitolo precedente Gustìn aveva trovato l’assassino del Coltello e arrivato in città deve trovare un secondo assassino che uccide in modo barbaro le sue vittime. Nella sua ricerca però si imbatte in un fatto ancora più strano, la scomparsa di intere famiglie da diverse zone di Torino.
La Cittadella era un’opera militare grande un quinto di tutta Torino. Mura formidabili univano cinque bastioni a forma di pentagono, attorno al quale erano state aggiunte imponenti fortificazioni esterne: fossati e palizzate, le opere a forma di punta di freccia che venivano chiamate mezzelune, sbarramenti di pietra o legno, strade coperte che fungevano da trincee avanzate. Infine c’erano le difese invisibili, le gallerie sotto la Cittadella. All’interno delle mura c’erano la casa del governatore, la chiesa di Santa Barbara, un pozzo, dormitori, magazzini, polveriere e perfino forni per il pane. Era una città dentro la città.
Se da un lato abbiamo Gustìn e le sue ricerche, dall’altro non può mancare la nostra Laura. Saponaia francese, ha “ereditato” la casa dal vecchio proprietario e ora viene corteggiata dal cantoniere di zona, Alberto.
Luca Buggio, di cui vi ho parlato nel precedente capitolo (prima della scomparsa del mio blog, piango), ha impiegato diversi anni a fare ricerche sul tema e sul periodo storico di cui si parla nel romanzo. La città dell’assedio è un romanzo impegnativo, necessita di molta concentrazione e ha bisogno del suo tempo. Ma una volta arrivati all’ultima pagina ne vorrete ancora…
(R.)
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