TORINO 1704. La città magica è crocevia di banditi, streghe e serial killer. Ma esiste davvero “l’Uomo del Crocicchio”? E’ un uomo? Un demonio? O solo una leggenda?
Così viene descritto il romanzo sul sito di La Corte Editore. Ma vediamo chi sono i personaggi che animano la storia, che sono tutti di fantasia tranne uno: il conte Giovanni Battista Gropello.
Giovanni Battista Gropello, Conte di Borgone, originario di Avigliana, generale delle finanze di Vittorio Amedeo II, “Uomo di Stato insigne, lodato singolarmente per l’ottimo governo delle cose di Finanza negli Stati di Savoia” appare sin dalle prime pagine, quando entra in una cella della torre del palazzo che i torinesi chiamavano “il Castello” per interrogare Augusto Graziadei, ladro appena quattrodicenne sorpreso a rubare gioielli in casa del gioielliere Boucheron. Gropello è un uomo risoluto, convinto che Augusto (che tutti chiamano Gustìn) non fosse lì solo per rubare, ma per spiare il fratello del gioielliere, Rolando. Salva dalla forca il ragazzo e in cambio gli chiede di aiutarlo a cercare informazioni in quel di Venezia tra gli Asburgo.
“Lo sguardo di Gropello mostrò un cedimento e si ammorbidì in un sorriso divertito: «Ho bisogno di gente capace di guardare, ascoltare… e che al momento giusto non si faccia remore a commettere qualche piccola scelleratezza. Gente insospettabile, con un po’ di faccia tosta.»”
Augusto Graziadei, detto Gustìn, è un orfano cresciuto tra i preti. Un ragazzino sveglio, ladruncolo. In realtà le caratteristiche del ragazzino sono appena accennate, perché la parte più rilevante della storia lo vede coinvolto ormai adulto alla ricerca di una verità che una città non vuole vedere. Lo ritroviamo in molte delle pagine del romanzo, venti anni dopo essere stato assoldato dal Conte Gropello. E’ un uomo fedele al suo comandante/padrone, che scorta in ogni suo viaggio insieme a Felice, sordomuto con delle capacità particolari. Miscredente, odia i preti, non crede nella magia e nella stregoneria, tuttavia ha più di un incontro particolare con una masca (strega) sia nei sogni che nella realtà. Deve riuscire a risolvere qualche misterioso omicidio nelle campagne e nei dintorni di Avigliana, in cambio dei servigi di alcune famiglie di briganti. Tra cuori estratti dalle vittime, omicidi, apparizioni strane, crede che ci sia una spiegazione ben più concreta delle storie che raccontano gli abitanti del luogo. Non ama le pistole e fucili, ma ha sempre a portata di mano uno stiletto. La Vipera, che gli abitanti dicono essere Maria Gotto (la masca di Rubiana), sacerdotessa eretica. Come tutte le masche può trasformarsi in animale (gatto o uccello), rapisce i bambini, produce unguenti che le permettono di volare.
“Gustìn scoprì che le masche producevano un unguento con il grasso dei bambini rapiti, e quella mistura permetteva loro di volare, cambiare aspetto o compiere le azioni più nefande. Facevano grandinare nei campi, ammalare le bestie e i cristiani. Si trasformavano in gatti, serpenti, cani e caproni. Le masche possedevano un oggetto, dono del Diavolo, dov’era concentrato il loro potere: un libro, un bastone, o una scopa. A volte perfino un semplice mestolo di legno”.
Il Dottor Rossotto, meritevole di aver curato il Duca dal vaiolo. Padre di due figli e di Anna, che in realtà è la figliastra. Anna viene trovata da Rossotto ancora bambina in stato confusionario. L’uomo decide di portarla a casa e crescerla come una di famiglia. La ragazza ha una parte importante in tutta la storia, che ovviamente non spoilero, ma che, secondo me, doveva essere approfondita ancora un po’.
Con la famiglia Rossotto troviamo anche Parfum, uomo dal passato oscuro, messo in congedo dalla guerra per merito per merito di Rossotto. I capo famiglia dei Briganti, uno dei quali viene trovato ucciso. Gropello cerca un accordo con i capo famiglia, ai quali chiede di difendere Torino dal Re Sole e dai francesi.
Poi ci sono Bertina, Fioreste e Laura. Fioreste e Bertina decidono di partire da Villafranca per recarsi a Torino. La ragione della partenza è quella di andare in pellegrinaggio a Torino per pregare davanti alla Santa Sindone, ma la vera ragione è quella di fuggire dalla guerra. Bertina è la madre di Laura, che non vede di buon occhio il viaggio e considera il matrimonio della madre con Fioreste Chevalier, mastro profumiere, solo una situazione di comodo. Laura è arrabbiata, delusa dalla madre e insofferente. Non ama il suo patrigno e durante il viaggio fa degli incontri strani con delle donne che le danno dei consigli e le dicono che non arriverà mai a Torino. A Torino ci arriva, ma senza la madre, che muore in un assalto dei briganti, e del tutto cambiata, maturata. Laura, tuttavia, è ancora giovane e si lascia impressionare dai racconti che le fa un mendicante su un carrettino e da Rosina, vicina di casa. Sente parlare per la prima volta dell’Uomo del Crocicchio all’interno della bottega del fornaio e poi in una chiesa, dove Rosina la porta perché non si può parlare di quell’uomo per le vie della città: troppe orecchie ad ascoltare e forse anche quelle dell’assassino. I due protagonisti principali, Gustìn e Laura, si incontreranno una sola volta durante la narrazione e quasi non si accorgeranno l’uno dell’altra. In comune hanno solo la morte: Gustìn le morti causate dalla stregoneria e la ricerca del vero assassino, Laura le morti causate dall’Uomo del Crocicchio. Due vite. Due storie. Una sola epoca.
I personaggi sono ben delineati e perfettamente calati nella narrazione, in un periodo storico dove la superstizione e le credenze popolari condizionavano la vita di chiunque, anche dei preti. Don Egidio, per esempio, protagonista minore con il quale Gustìn deve accordarsi per fare alcune ricerche sulla masca. Religione e stregoneria, riti pagani, usi e costumi di un’epoca divisa tra guerra, vizi e consuetudini popolari… questo il contenuto di un romanzo che ti prende per mano e, pagina dopo pagina, ti trasporta nell’intricata ricerca della verità. Che non è mai come appare.
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Blog Tour la Città delle Streghe di Luca Buggio