Inauguro oggi una serie di post per i quali devo dire grazie al gruppo facebook di Thriller Storici e Dintorni, che ha iniziato la lettura condivisa de “la città dell’assedio”. Durante la condivisa sono i lettori stessi a proporre contenuti di approfondimento su argomenti che li hanno incuriositi all’interno delle pagine del libro.
Con il permesso degli autori, pubblicherò sul sito il frutto delle loro ricerche. Comincio oggi con una analisi sugli “infernotti”.
In piemontese la parola infernòt indica un locale sotterraneo costruito scavando, a mano, la pietra arenaria.
La storia di questi curiosi locali è, difatti, strettamente legata a quella della tradizione vinicola del Piemonte. Gli infernotti erano in pratica delle cantine (grandi dai 5 ai 9 mq) che gli agricoltori e le famiglie contadine utilizzavano per conservare il vino (ma anche carni e verdure grazie a speciali alloggiamenti per il ghiaccio).
I più celebri cunicoli ad oggi restano però quelli costruiti nel ‘500 attorno alla Cittadella di Torino ed erano utilizzati per contenere scorte ed armamenti e collegavano zone della città distanti anche alcuni chilometri tra loro.
La loro fama è principalmente legata all’assedio del 1706 e al gesto eroico di Pietro Micca, per sempre legato alla celebre frase: “sei più lungo di un giorno senza pane”.Il progetto di questi sotterranei era volutamente contorto ed esteso, per evitare che i nemici che vi fossero entrati si orientassero tranquillamente, infatti queste cantine, spesso lugubri e profonde alle volte anche quattro piani, non erano divise secondo le planimetrie degli edifici, ma creavano una vera e propria rete sotterranea. Secondo varie fonti furono protagonisti delle vicende legate alla carboneria in epoca risorgimentale.Successivamente gli infernotti non furono più usati come nascondiglio da esuli e appartenenti a società segrete, ma iniziarono ad alimentare storie legate a misteriose apparizioni, magia, ma anche a storie di piccola criminalità cittadina. Durante la seconda guerra mondiale, gli infernotti torinesi furono usati come rifugi antiaerei di fortuna.(Flavia Zaggia)