In piemontese la parola infernòt indica un locale sotterraneo costruito scavando, a mano, la pietra arenaria.

La storia di questi curiosi locali è, difatti, strettamente legata a quella della tradizione vinicola del Piemonte. Gli infernotti erano in pratica delle cantine (grandi dai 5 ai 9 mq) che gli agricoltori e le famiglie contadine utilizzavano per conservare il vino (ma anche carni e verdure grazie a speciali alloggiamenti per il ghiaccio).

I più celebri cunicoli ad oggi restano però quelli costruiti nel ‘500 attorno alla Cittadella di Torino ed erano utilizzati per contenere scorte ed armamenti e collegavano zone della città distanti anche alcuni chilometri tra loro.

La loro fama è principalmente legata all’assedio del 1706 e al gesto eroico di Pietro Micca, per sempre legato alla celebre frase: “sei più lungo di un giorno senza pane”.
Il progetto di questi sotterranei era volutamente contorto ed esteso, per evitare che i nemici che vi fossero entrati si orientassero tranquillamente, infatti queste cantine, spesso lugubri e profonde alle volte anche quattro piani, non erano divise secondo le planimetrie degli edifici, ma creavano una vera e propria rete sotterranea. Secondo varie fonti furono protagonisti delle vicende legate alla carboneria in epoca risorgimentale.
Successivamente gli infernotti non furono più usati come nascondiglio da esuli e appartenenti a società segrete, ma iniziarono ad alimentare storie legate a misteriose apparizioni, magia, ma anche a storie di piccola criminalità cittadina. Durante la seconda guerra mondiale, gli infernotti torinesi furono usati come rifugi antiaerei di fortuna.
(Flavia Zaggia)