Il nome stesso racconta mille storie.
In pasticceria sono savoiardi, uno dei biscotti più antichi che la leggenda vorrebbe far risalire ai cuochi di Amedeo VI di Savoia nel XIV secolo. Una storia di vassallaggi e di adulazioni verso Carlo IV che però ripagano: il giovane conte sarà nominato vicario imperiale. Leggero e fragrante il savoiardo è familiarmente noto come «biscotin del canarin» perché non manca mai nelle gabbiette.
I cuneesi, fedeli ai Savoia ma anche uomini di mondo aperti e curiosi, li battezzano anche «biscotti inglesi» con la conseguenza che uno dei dolci della tradizione, che lo prevede come ingrediente base, diventa zuppa inglese. Non manca l’eccezione: nel Bovesano, altra terra di spiriti eclettici, il dessert è detto «mòro» per la copertura di cioccolato fondente.
La letteratura gastronomica poggia però su certezze: nel 1662 il bolognese Bartolomeo Stefani, attivo alla corte di Mantova, pubblica ne «L’arte di ben cucinare» la ricetta dei biscottini alla Savoiarda. Il procedimento è dettagliato: «Piglierai sei ova, una libra di zuccaro fino, avertendo che l’ova siano fresche, nate nell’istesso giorno, e vi romperai dentro sei chiare…». Una formula ben presto ripresa da altri testi, in parallelo con l’aumentato prestigio del Piemonte sulla scena politica.
(Alessandra Ottaviano)