Eugenio di Savoia-Soissons, ‘Prinze Eugen’, è stato uno dei più grandi e geniali condottieri dell’età moderna. Andiamo a scoprire qualcosa di più su quest’uomo che, a buon diritto, è stato uno dei protagonisti del salvataggio di Torino dall’assedio del 1706.
Nacque nel 1663 con addosso il marchio di una certa predestinazione. Suo zio era il cardinale Mazarino, sua madre, Olimpia Mancini, una delle amanti di Re Sole, la cui fortuna si oscurò quando venne coinvolta nell’affare “dei veleni” e fu accusata di aver fatto parte di una cospirazione contro Sua Maestà Cristianissima: si parlò di stregoneria, di filtri d’amore, e di tante altre cose. Colpevole o innocente che fosse, Olimpia decise di andare in esilio per non affrontare il processo.
Eugenio passò la sua infanzia in mezzo a tanta disciplina e poco affetto, forgiando il suo carattere per come poi sarebbe diventato. Pare fosse tutt’altro che attraente, con un brutto naso camuso e una leggera scoliosi.
Era destinato alla carriera ecclesiastica (tanto che a 15 anni ricevette la tonsura), ma lui voleva fare quella militare, come suo padre. Così si presentò a Luigi XIV per ottenere un grado di ufficiale nell’esercito francese. Re Sole gli negò questa possibilità: quasi sicuramente per la storia della madre e dell’affare dei veleni, non certo per le voci di omosessualità di Eugenio messe in giro da qualche cortigiano. E’ più facile, piuttosto, che a influenzare la scelta di Re Sole sia stato l’aspetto poco avvenente di Eugenio… e forse la sua scarsa grazia nel ballare il minuetto!
Sia quel che sia, Luigi XIV si sarebbe pentito mille volte di questa scelta… dal momento che Eugenio, di fronte al rifiuto, andò a offrire i suoi servigi alla famiglia Asburgo dove già militava suo fratello maggiore (Luigi Giulio), che per coincidenza d’eventi morì in battaglia poco prima che Eugenio giungesse a Vienna.
L’Imperatore Leopoldo aveva molta stima delle capacità militari dei Savoia, e teneva in grande considerazione il fratello di Eugenio, così lo accolse nel suo esercito senza pensarci due volte. Va inoltre detto che se le voci sull’orientamento sessuale di Eugenio fossero state minimamente veritiere, avrebbero influenzato non poco un “bacchettone” come Leopoldo. Così non fu, anzi. L’imperatore d’Austria,a differenza di Re Sole, ci vide lontano.
Col grado di aiutante di campo, Eugenio si distinse subito nella guerra contro i Turchi per liberare Vienna
dall’assedio nel 1683: facciamo due conti, aveva appena vent’anni! Combatteva sempre in prima linea, e anche quando veniva ferito rimaneva accanto ai suoi uomini (o tornava non appena ricevute le cure necessarie), più determinato e coraggioso che mai. Non c’è da stupirsi se i suoi soldati lo amavano.
Il destino che legò il Principe Eugenio con il Duca Vittorio Amedeo II, suo cugino, vide le prove generali già nel 1690, quando il Piemonte venne invaso dalle truppe di Catinat (che devastarono, tra l’altro, Rivoli e Avigliana… riducendo il castello nello stato che si vede ora) e Eugenio fu mandato in soccorso.
La guerra non andò bene per i Savoia, con le brutte sconfitte a Staffarda e Marsaglia. Eugenio, anche se non aveva né gli uomini, né gli armamenti sufficienti, riuscì a contenere i danni e a ottenere anche alcune vittorie, fino a che non si giunse a un’onorevole pace tra Francia e Ducato di Savoia.
Eugenio venne richiamato con urgenza in Austria, stavolta col titolo di feldmaresciallo, con l’ordine di fermare l’invasione dell’Impero Ottomano e 50.000 uomini a disposizione, contro un esercito numeroso il doppio e molto meglio armato. Sapeva di non avere speranze in uno scontro in campo aperto, così tese un’imboscata al nemico mentre stava attraversando un fiume su un ponte di barche nei pressi di Zenta.
Fu una vittoria strepitosa: i turchi persero 30000 uomini, gli austriaci poche centinaia. 100 cannoni e la cassa dell’esercito turco finirono nelle mani imperiali. Era l’11 settembre 1697 e a quel punto la fama di Eugenio come condottiero aveva raggiunto tutta Europa.
Nel 1701 scoppiò la guerra di Successione Spagnola. Eugenio, insieme al generale inglese John Churchill (avo di quell’altro Churchill, diventato famoso durante la seconda guerra mondiale), inflisse ai francesi alcune severissime sconfitte sul fronte delle Fiandre.
Non era solo un soldato coraggioso e un abile stratega, ma ci sapeva fare anche come diplomatico. Sembra che ci fu il suo zampino nel convincere il Duca di Savoia ad abbandonare la causa francese e abbracciare quella imperiale. Quando il Piemonte fu messo a ferro e fuoco dai francesi, Eugenio scese in italia per prestare soccorso ai Savoia e divenne eroe dell’assedio quando liberò Torino, di fatto decretando la vittoria degli
imperiali sul fronte italiano.
Non starò a raccontare l’elenco dei suoi trionfi negli anni seguenti. Ci furono e furono molti. Eugenio combatté battaglie fino a oltre 70 anni.
Dalle sue vittorie ottenne un’enorme ricchezza che spese per farsi costruire, a Vienna, la bellissima villa del Belvedere, e per accumulare libri e oggetti d’arte, di cui era grande appassionato.
Morì nel sonno, nel 1736. Pare che il giorno prima avesse trascorso il tempo tra incontri politici, e giocando a carte con la sua compagna, la contessa Eleonore Batthyány (Eugenio non si era mai sposato, ragione per cui aveva ottenuto il soprannome dispregiativo di Marte senza Venere). In molti tra i suoi detrattori provarono a offuscare la sua figura, per esempio attribuendogli una relazione omosessuale con l’amico e alleato John Churchill. Impossibile riuscirci. Influenzato dai suoi studi umanistici e dalle letture di Racine, San Francesco di Sales e altri ancora, Eugenio era affascinato dall’ideale dell’uomo perbene (l’honnête homme). Ideale a cui si attenne per tutta la vita.
Il suo corpo è tumulato a Vienna, il suo cuore, per volere della famiglia Savoia, nella basilica di Superga a
Torino, costruita proprio da suo cugino Vittorio Amedeo II per tenere fede al voto fatto prima di iniziare la battaglia di liberazione della città dall’assedio del 1706.
Vale la pena citare il fatto che Eugenio fu l’inventore di molte innovazioni militari all’epoca sconosciute. Per esempio, fu lui a ideare il concetto stesso di far portare dietro all’esercito i rifornimenti di cibo. Prima, il cibo veniva requisito con la forza alle popolazioni civili. La sussistenza si rivelò fondamentale per garantire cibo in modo stabile all’esercito e senza guadagnarsi l’ostilità della gente. Due vantaggi non da poco.
Fu uno dei migliori strateghi del suo tempo e con le sue vittorie e la sua opera di politico assicurò agli Asburgo e all’Austria la possibilità di imporsi in Italia e nell’Europa centrale e orientale.
Paradossalmente, se i Savoia hanno un innegabile merito nell’aver dato impulso all’Unità d’Italia, c’è un Savoia anche dietro alle fortune di quello che fu il più feroce avversario dell’Unità stesso, ossia l’Impero Asburgico.
Nell’immagine, il ritratto di Eugenio di Savoia come nell’iconografia ufficiale