La Città delle Streghe è il primo romanzo della trilogia di Luca Buggio, ambientata a Torino nei primi anni del 1700, a cui fanno seguito La Città dell’Assedio e La Città dei Santi, editi da La Corte Editore.
Il romanzo segue le vicende di Augusto Graziadei, detto Gustìn, orfano ed ex ragazzo di strada entrato a servizio del Conte Gropello, ministro del Duca di Savoia, e della giovane Laura Chevalier, che si trasferisce da Nizza a Torino. Mentre Laura e la sua famiglia iniziano, non senza difficoltà, un nuovo capitolo della loro vita tra i vicoli di Borgo Dora, dove i più superstiziosi mettono subito in guardia la ragazza dal misterioso Uomo del Crocicchio, Gustìn indaga ad Avigliana su un caso di stregoneria, poi a Torino, per risolvere i terribili omicidi dell’Uomo del Coltello, mentre nell’aria si avverte la minaccia di una guerra con la Francia di Luigi XIV. Nella Torino settecentesca, che Luca Buggio descrive in modo accurato e impeccabile, le vite di Laura e Gustìn si intrecciano con quelle degli abitanti dei Borghi, con nobili e malfattori, assassini e creature sovrannaturali, in un turbine di avvenimenti in cui la fantasia si mescola sapientemente con la realtà storica.
Il romanzo è scritto, secondo me, in modo impeccabile; il linguaggio è ricco ma fluido, scorrevole e coinvolgente, capace di tenere il lettore con il fiato sospeso, farlo piangere di tristezza e sospirare di sollievo. I personaggi sono ben caratterizzati e ben strutturati, anche quelli che appaiono solo per poche righe sono resi in modo vivo e preciso, sembra quasi di averli davanti agli occhi. I protagonisti sono personaggi “umani”, veri, con pregi e difetti, con cui entrare in sintonia, da accompagnare mano nella mano durante lo svolgersi della loro storia.
Da torinese quale sono, ho apprezzato particolarmente le descrizioni dei luoghi a me familiari in cui si svolge la vicenda, anche se alcuni hanno oggi un nome diverso rispetto a quello utilizzato nel 1700, come via Dora Grossa che ora è via Garibaldi; dopo aver letto questo romanzo e i suoi seguiti mi guardo attorno, camminando per le strade del centro di Torino, con occhi diversi. Ho apprezzato anche l’uso del dialetto torinese e piemontese, che mi porta alla mente non solo parole che fanno parte del mio linguaggio comune, ma mi ricordano soprattutto della mia infanzia, di zii e prozii e bisnonne che parlavano in dialetto, voci del passato, della tradizione.
La trilogia di Luca Buggio è una delle più belle che abbia letto negli ultimi anni: ben scritta, scorrevole, appassionante, coinvolgente, frutto di un lavoro di ricerca e ricostruzione storica impeccabile, una lettura oserei dire obbligata, specialmente per chi come me è nato e cresciuto a Torino ed è innamorato della propria città. Una lettura stra stra consigliata!
(Isabella “Bia” Gallo)
potete leggere la recensione sul blog