Sullo sfondo di Torino tra la fine del XVII e, soprattutto, nei primi anni del XVIII secolo si colloca la narrazione, durante lo scontro tra la suddetta città e la Francia. Torino è raffigurata in tutta la sua magnificenza, nei suoi quartieri e nei suoi monumenti con grande cura. È una città dinamica e viva quella che ne trapela, a tal punto da apparire come ripresa da una cinepresa. Ma Torino non è una città come le altre, è pervasa da forze arcane, tipiche del folklore e della superstizione, che ne infondono una forte aura misteriosa particolarmente intrigante.
“Non si sa mai cosa nascondono le ombre. Torino non è una città come tutte le altre.”
Strane e cruente uccisioni avvengono nella capitale del Ducato di Savoia e nei suoi dintorni, tali eventi fanno assumere al romanzo storico La città delle streghe accentuate sfumature che lo collocano nell’ambito del thriller. A dover indagare sui vari omicidi sarà Gustìn, uno dei due protagonisti del romanzo. Egli, figlio di genitori ignoti, ha avuto una vita dura di cui porta ancor con sé gli strascichi; la sua esistenza precaria l’ha spinto a sopravvivere tramite sotterfugi e azioni illecite.
“La Sorte gioca ai tarocchi con tutti, buoni cristiani e canaglie della peggior specie. Non si nega a nessuno ma alla fine è sempre lei ad avere in mano il Matto, il Mondo e i Re, mentre il povero diavolo che crede di avere la mano giusta scopre all’ultimo momento di dover cambiare tutto il gioco Gustìn si chiese se anche il suo destino fosse già segnato, nel gioco di carte che Madama Sorte mescola e confonde. O se invece potesse ancora cambiarlo, e vincere qualche altra mano prima della fine.”
Ma la sua vita prende una svolta inaspettata quando ha la possibilità di essere assoldato dal Conte Gropello, personaggio vicino al duca di Savoia. Ed è proprio tramite questo ruolo e i compiti al limite del legale assegnatigli, che egli si trova sulla stessa strada di queste figure soprannaturali che disseminano il terrore. In primis tra le streghe, le cosiddette masche, la Vipera di Monte Cuneo.
“C’è sempre stata una Vipera a fare inciarmi: sui contadini, sulle loro case, i loro campi e le loro bestie.”
Gustìn è un protagonista davvero interessante, nonostante abbia molti punti in comune con ciò che potremmo definire un balordo, ha una sua profondità d’animo positiva; è sveglio e razionale, non dà adito alle credenze ed è intenzionato a dimostrarne l’inconsistenza… Ma avrà davvero ragione?
A diffondere il panico non sono solo le streghe, infatti di notte tra i vicoli di Torino cominciano a comparire diversi cadaveri dilaniati, la gente di Borgo Dora ne attribuisce la responsabilità al temuto Uomo del Crocicchio, ossia Satana.
“«Noi lo chiamiamo Uomo del Crocicchio.» «Perché?» «Ci sono dei tabernacoli, all’incrocio di alcune vie qui in città. Ce n’è uno anche a Borgo Dora, te lo mostrerò. Sono dedicati a Lui. (…) I tabernacoli sono come le maschere sulle facciate dei palazzi e sui batacchi dei portoni. Il Demonio si riconosce in quei visi e, siccome è molto vanitoso, a volte si perde a contemplare se stesso, scordandosi di reclamare l’anima per cui era venuto.”
Di tale essere, ben presto, ne verrà a conoscenza anche l’altra protagonista dell’opera, Laura Chevalier. Ella è una giovane ragazza originaria di Villafranca che parte in compagnia della madre Bertina e del mastro profumiere Fioreste, suo patrigno, per trasferirsi a Torino. Il viaggio sarà lungo e particolarmente estenuante, davvero avventuroso, e metterà a dura prova la ragazza, portandola a un doloroso processo di maturazione. In più, durante lo stesso, ella incontrerà inquietanti donne, associabili alle streghe, pronuncianti sentenze alquanto criptiche.
“«Non vorrai affrontarmi in mezzo a tutta questa gente, hai solo da perderci.» Laura deglutì, a fatica. «Non voglio niente di tutto questo. Sono qui per iniziare un viaggio.» Un viaggio verso un luogo sconosciuto, la fine di una vita, l’inizio di un’ altra. Un battesimo… Un brivido le scese lungo la schiena, quando una vocina maliziosa dentro di lei le suggerì: …un funerale. Di colpo la merciaia scoppiò in una risata di maligno sollievo. «Hai paura» osservò. «Tu hai paura di me.» Non era sollievo. Era stupore.”
Laura è costretta ad abbandonare di malavoglia la propria casa per recarsi in quel luogo per lei sconosciuto che è Torino; ingenua, insicura, timida, fragile e inesperta, ma allo stesso tempo buona e dolce, pian piano mostrerà una forza inaspettata. La sua nuova vita nella città piemontese le riserverà inimmaginabili sorprese…
La narrazione è condotta principalmente dal punto di vista dei due protagonisti, Laura e Gustìn, che pur muovendosi negli stessi luoghi e tra la stessa gente non si incontrano mai. Tale espediente narrativo risulta particolarmente complesso e accende un’ardente curiosità. Ma a stimolare quest’ultima saranno, però, soprattutto le storie dei due personaggi e le vicende che li vedranno coinvolti, in un crescendo di suspense e di continua imprevedibilità, tra situazioni quotidiane e prodigiose. I due personaggi principali sono totalmente diversificati tra loro e dotati di un consistente spessore introspettivo che ci consente di conoscerli davvero e di partecipare appieno alle loro vite, impossibile non lasciarsi coinvolgere durante la lettura. Ad arricchire ulteriormente il quadro, intervengono tutti gli altri personaggi partecipi dell’opera, in ruoli maggiori e minori, caratterizzati con altrettanta cura.
La scrittura di Luca Buggio è sinuosa e aggraziata, ornata e incisiva, particolarmente descrittiva ma soprattutto deliziosamente dettagliata, come si evince dall’uso di alcuni termini dialettali che, assieme ad altri elementi, tendono a imprimere un aspetto realisticamente vivo alla narrazione.
La città delle streghe è il primo volume di una trilogia, è in sé un’opera compiuta, ma indubbiamente induce il lettore a voler proseguire la lettura, dopo essere entrati in questo mirabile mondo narrativo sarà impossibile volerne uscire.
Una ricostruzione storica fedele, il richiamo al tradizionale folklore, un’ambientazione suggestiva, peripezie e circostanze avvincenti, personaggi originali e ben elaborati, temi di vita comune uniti al fascino delle forze ultraterrene, rendono il libro de La città delle streghe un piacevole e irrinunciabile compagno delle nostre giornate, capace di distoglierci dall’ affannosa quotidianità e di fornirci un’evasione totale che comprende tutti i nostri sensi e le nostre emozioni.
“Laura aveva imparato che alle note di fondo e di testa occorreva aggiungerne una terza, quella che Fioreste chiamava “di cuore” e che rendeva unico il profumo: mughetto, cannella, chiodi di garofano, rosa e gelsomino.Il segreto dei maestri profumieri non nascondeva nulla che la vita non insegnasse: senza il terreno su cui appoggiarti non puoi camminare, senza testa non puoi sapere la direzione, ma è il cuore che dà senso alla strada.”
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