“Torino, amico mio, è una scoperta capitale”.
Il primo libro di Nietzsche mi capitò tra le mani intorno ai quattordici anni. Ricordo si trattò di una lettura esaltante, scambiai il filosofo tedesco per una sorta di fratello maggiore con cui vivere fino in fondo la luciferina ribellione adolescenziale. All’epoca vivevo in un paesello minuscolo e, tra le sigarette fumate di nascosto e le folli corse in motorino, volevo ampliare i confini dei miei orizzonti e nel mirino della mia personale conquista del mondo finì Torino, così tanto elogiata dall’amichevole Übermensch.
Fu così che in clandestinità organizzai un viaggio e, con la complicità delle Ferrovie dello Stato, mi ritrovai a scorrazzare nel capoluogo piemontese.
Per scrollarmi di dosso l’ingenua lettura di Nietzsche ci impiegai qualche anno, lo stesso però non posso dire per Torino. All’epoca, tutta quella geometria razionale mi diede l’idea che fosse rinchiusa in sé stessa e assediata dal caos del resto del mondo.Una percezione simile l’ho provata leggendo La città delle streghe di Luca Buggio, un romanzo ambientato a Torino agli inizi del 1700.
La spregiudicata condotta politica di Vittorio Amedeo attira le attenzioni e le ire della Corona Francese. Poco prima che le truppe d’oltralpe dilaghino nel Ducato di Savoia, Laura Chevalier è costretta dai genitori ad abbandonare Nizza e iniziare un lungo viaggio con la famiglia e gli apprendisti del padre per cercare rifugio a Torino. Presto verrà messa a dura prova e scoprirà l’esistenza dell’Uomo del Crocicchio e dei Santi Protettori. Gustin e Felice sono al servizio di Giovanni Battista Gropello, uomo di fiducia del Duca, e si ritrovano sulle tracce di briganti, streghe e serial killer.Grazie anche all’accurato lavoro di documentazione, Buggio è riuscito a dare vita a spessore a una trama in grado di intrappolare realtà e magia, senza mai scadere nel fantasy sfrenato o nel manualetto di storia del liceo. Si tratta di un thriller storico con delle piacevoli venature gotiche che si addentra in quella zona d’ombra sospesa tra verità e superstizione. Negli ultimi anni la dimensione dell’orrore e il legame ancestrale con l’ignoto del Piemonte è stato riscoperto da molti altri scrittori e La città delle streghe contribuisce a questa rinascita con un contributo davvero molto interessante.
Si tratta di un’opera autoconclusiva, offre una lettura coinvolgente e nelle ultime pagine apre le porte al secondo capitolo La città dell’assedio, di prossima pubblicazione sempre con La Corte Editore.
(Mirko Giachetti)
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